Il cammino verso la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici (COP 21) è un appello per tutti noi. Non possiamo stare a guardare!
Che cosa è COP 21?
Fin da questi primi giorni di lavoro sta venendo a galla un dato che va ben al di là dei dibattiti che agitano l’opinione pubblica, soprattutto in Europa. La famiglia fondata sul matrimonio è elemento costitutivo della vita della Chiesa. Per usare la felice espressione di Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì, «è una carta costituzionale per la Chiesa» e un pilastro portante per la vita buona della società.
"L’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale".
"E la Chiesa è chiamata a vivere la sua missione nella carità che non punta il dito per giudicare gli altri, ma – fedele alla sua natura di madre – si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della misericordia; di essere “ospedale da campo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di più, di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente di salvezza.
Una Chiesa che insegna e difende i valori fondamentali, senza dimenticare che «il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27); e che Gesù ha detto anche: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mc 2,17). Una Chiesa che educa all’amore autentico, capace di togliere dalla solitudine, senza dimenticare la sua missione di buon samaritano dell’umanità ferita.
Ricordo san Giovanni Paolo II quando diceva: «L’errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato […] Noi dobbiamo amare il nostro tempo e aiutare l’uomo del nostro tempo» (Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 30 dicembre 1978: Insegnamenti I [1978], 450). E la Chiesa deve cercarlo, accoglierlo e accompagnarlo, perché una Chiesa con le porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera: «Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2,11)".
Ciò che da subito salta all’occhio è la lentezza che caratterizza quasi tutta la durata del film. Ogni scena sembra muoversi a rallentatore in un contesto lontano da qualsiasi realtà immaginabile. Immersi tra le piantagioni di canna da zucchero, si respira un’aria rarefatta provocata dalle incessanti piogge di cenere dovute ai numerosi incendi per lo sfruttamento dei campi. In mezzo al nulla, una fattoria che non produce nulla. Terra, afa e desolazione.